Botanica - I fiori - Stelle degli Iblei

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Botanica - I fiori

Botanica - fiori


Prima pubblicazione Febbraio 2023 - © Felice Placenti
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Introduzione

Il Fiore è l'organo riproduttivo delle piante appartenenti al gruppo delle Angiosperme. Nel fiore, infatti, sono racchiusi tutti gli elementi che servono alla pianta per riprodursi e perpetuare la specie.
C'è da dire, però, che le piante possono riprodursi sia per via sessuata sia per via asessuata.

La riproduzione sessuata avviene proprio grazie al fiore, presente nelle piante più evolute.

La riproduzione asessuata è molto diffusa e rappresenta la classica moltiplicazione per mezzo di talee, bulbi, rizomi, stoloni, ecc. Di questi tipi di moltiplicazione ci occuperemo in un successivo articolo; intanto parliamo della riproduzione sessuata.




Il fiore e la riproduzione sessuata

Un prato primaverile ci dimostra quanto sia enorme la varietà di colori e di forme in cui si possono presentare i fiori. Tuttavia la struttura dei fiori è sostanzialmente simile per tutte le specie.
Vediamo, allora, come è fatto un fiore.
parti del fiore
Fig. 1: Parti del fiore completo (A) e parti del fiore con i singoli verticilli separati (B).
1) Pistillo (gineceo) - 2) Stami (androceo) - 3) Petali (corolla)
4) Sepali (calice) - 5) Talamo (ricettacolo) - 6) Peduncolo.



Osserviamo la fig. 1.
Il fiore è attaccato alla pianta mediante il peduncolo (detto anche asse fiorale). Il peduncolo può anche mancare, e in questo caso il fiore è detto sèssile.
Sul peduncolo sono attaccati alcuni gruppi (detti verticilli) di speciali foglie trasformate, dette foglie fiorali, o antofilli (dal greco ánthos, cioè fiore, e phýllon, cioè foglia).
Nella parte apicale il peduncolo si dilata e forma il cosiddetto talamo (o ricettacolo).

Se il fiore è completo ed ermafrodito, cioè con entrambi i sessi raccolti nello stesso talamo, possiamo distinguere i seguenti organi (sempre con riferimento alla fig. 1):

  1. il ginecéo, formato da foglie carpellari dette pistilli; si tratta di organi femminili;
  2. l'androcéo formato da foglie staminali dette stami; si tratta di organi maschili;
  3. la corolla, formata da antofilli, bianchi o variamene colorati, detti pètali;
  4. il calice, formato da antofilli, che generalmente sono di colore verde, detti sèpali.




Le parti del fiore

Il calice

Il calice, la parte più esterna del fiore, è formato da foglioline modificate, dette sepali. Se i sepali sono separati gli uni dagli altri, il calice si definisce dialisepalo (dal greco dialúo, cioè divido, e sépalon, cioè sepalo).
Se, invece, i sepali sono saldati fra loro, più o meno lungamente, così da formare un unico pezzo, allora il calice è definito gamosepalo (dal greco gámos, cioè unione, e sépalon, cioè sepalo).

Se i sepali sono fra loro uguali, il calice è definito regolare. Se sono diversi è definito irregolare.

forme del calice
Fig. 2: Forme del calice.
A) Gamosepalo regolare campanulato - B) Gamosepalo regolare vescicolato
C) Gamosepalo regolare urceolato - D) Gamosepalo irregolare.


Anche la forma del calice può essere diversa da specie a specie.
Se il calice si stacca e cade dopo che il fiore è sbocciato, si definisce caduco. Se, invece, rimane attaccato al talamo, si definisce persistente.
Inoltre, dopo la maturazione del frutto, in alcune specie il calice può trasformarsi. E' detto pappo (o calice papposo) se si trasforma in un ciuffo di peli o di setole. Un calice papposo facilita la dispersione dei semi facendosi trasportare dal vento (disseminazione anemòcora). Ne sono tipici esempi i calici del Dente di Leone e del Cardo.



In questo link trovi un breve articolo sui semi e la disseminazione.

calici
Fig. 3: Forme del calice.
A) Calice del Garofano, con calicetto - B) Calice petaloideo del Bucaneve
C) Calice papposo della Lattuga.



In alcune specie, per esempio nel Garofano, il calice è circondato alla base da altri sepali che formano il cosiddetto calicetto.
In altre specie, dove la corolla è ridotta o assente, il calice è colorato e ne svolge la funzione (Tulipano, Anemone, Ellèboro, ecc.). In questo caso il calice è definito petaloideo.

bougainvillea
Bougainvillea.
Quelli che sembrano petali colorati di rosa sono, in realtà, le brattee.
Sono queste a svolgere la funzione vessillare.



La corolla

All'interno del calice si sviluppa la corolla che, con la sua caratteristica colorazione e col suo irresistibile profumo, attrae gli insetti impollinatori. La corolla svolge, quindi, una fondamentale funzione vessillare. E' costituita dai petali. Ogni petalo è una foglia trasformata, quindi in esso possiamo distinguere una parte ristretta, detta unghia, con cui il petalo si attacca al talamo, e una parte più larga e laminare, detta lembo (fig. 4). L'unghia può essere corta, o breve, come nel fiore della Rosa, oppure allungata, come nel fiore del Garofano.

forme del petalo
Fig. 4: Forme del petalo.
A) Petalo a unghia breve - B) Petalo a unghia lunga.



Così come avviene per i sepali, anche i petali possono essere separati o uniti fra loro (nel primo caso si parla di corolla dialipetala, nel secondo caso di corolla gamopetala) e possono formare una corolla regolare, oppure irregolare.

Le corolle dialipetale regolari possono essere di quattro tipi (fig. 5):

  1. Rosacea - 5 petali, unghie brevi;
  2. Papaveracea - 4 petali, unghie brevi;
  3. Crocifera - 4 petali disposti a croce, unghie brevi;
  4. Cariofillacea - 5 petali, unghie lunghe.


corolle
Fig. 5: Corolle dialipetale regolari.
A) Rosacea - B) Papaveracea - C) Crocifera - D) Cariofillacea.



I tipi di corolle dialipetale irregolari più diffusi sono due (fig. 6):

  1. Papilionacea;
  2. Violacea.

tipi di corolle
Fig. 6: Corolle dialipetale irregolari.
A) Papilionacea - B) Parti separate della papilionacea (v = vessillo - a = ali - c = carena)
C) Violacea.


La corolla papilionacea prende il nome dal francese papillon, che vuol dire farfalla, ed è formata da cinque petali di forme diverse: il petalo superiore molto largo, chiamato vessillo; due petali laterali simmetrici, più piccoli, detti ali; due petali inferiori, anch'essi simmetrici, che formano la carena.

Anche la corolla violacea è formata da cinque petali. In questo caso, però, vi si trovano due petali uguali orientati verso l'alto, due petali laterali di forma diversa dai primi e un petalo inferiore.

Le corolle gamopetale regolari possono avere diverse forme. Per esempio (fig. 7):

  • Ipocrateriforme (es. Primula);
  • Campanulata (es. Campanula);
  • Ruotata (es. Borragine);
  • Urceolata (es. Corbezzolo);
  • Imbutiforme (es. Convolvolo).


tipi di corolle
Fig. 7: Corolle gamopetale regolari.
A) Ipocrateriforme - B) Campanulata - C) e D) Ruotate
E) Urceolata - F) Imbutiforme.

anagallis
Anagallis sp.
Corolla gamopetala rotata, con 5 petali.


convolvolo
Nel Convolvolo sia il calice sia la corolla sono campanulati.



Le corolle gamopetale irregolari hanno forme più complesse. Possiamo distinguerne tre tipi principali (Fig. 8):

  1. Ligulata (es. Margherita);
  2. Labiata (es. Salvia);
  3. Personata (es. Bocca di leone).

tipi di corolle
Fig. 8: Corolle gamopetale irregolari.
A) Ligulata - B) Labiata - C) Personata.


salvia
Fiori labiati della Salvia triloba.



La corolla ligulata ha la forma di un corto tubo, con un orlo prolungato a formare una linguetta.
La corolla labiata ha la forma di un tubo la cui apertura si prolunga in un labbro superiore, generalmente bilobo, e un labbro inferiore, generalmente trilobo.
La corolla personata è simile alla labiata, ma il labbro inferiore chiude l'apertura del tubo.


Quando il calice e la corolla sono ben distinti fra loro, i fiori si definiscono diclamidèi. In questo caso l'insieme dei due verticilli (calice e corolla) forma il cosiddetto periànzio (parola che deriva dal greco perí, cioè attorno, e ànthos, cioè fiore).

Invece, quando corolla e calice formano un unico involucro o, comunque, non vi è distinzione fra i due verticilli, il fiore si definisce monoclamidèo. In questo caso le foglie che formano l'involucro prendono il nome di tèpali. L'insieme dei tepali forma il cosiddetto perigònio (dal greco perí, cioè attorno, e gónos, cioè riproduzione).

Per concludere, poi, corolla e calice possono mancare e il fiore essere formato dai soli organi sessuali. In questo caso il fiore è definito aclàmide (dal greco a, cioè senza, e klámis, cioè veste), o anche nudo.

tipi di corolle
Fig. 9: A) Fiore monoclamideo - B) Fiore diclamideo
C) Fiori aclamidei (a = maschile - b = femminile).


crocus longiflorus
Perigonio dello Zafferano autunnale (Crocus longiflorus).
Il Crocus longiflorus è il simbolo di Stelle degli Iblei.



Lo sapevi che...

Tantissimi fiori emanano un profumo caratteristico. Il profumo, come il colore, ha lo scopo di attrarre gli insetti impollinatori.
Alcuni fiori emanano il profumo di giorno allo scopo di attirare gli insetti diurni, come le api; altri lo fanno alla sera, quando generalmente si aprono, per attrarre gli insetti crepuscolari e notturni, come le falene.

Alcuni fiori emettono un odore sgradevole, per esempio di carne putrefatta, allo scopo di attrarre mosche e insetti necrofagi!



L'androceo

L'insieme degli stami (organo maschile) costituisce l'androcèo, dal greco andrós, che vuol dire dell'uomo, e oichía, cioè casa. Vediamo adesso com'è fatto lo stame (fig. 10).
Lo stame è formato da un gambo sottile, detto filamento, alla cui sommità è presente un rigonfiamento, chiamato antèra. Nell'antera è contenuto il polline, la polverina fecondante (maschile). Per la precisione il polline è contenuto all'interno di piccolissime borsette chiamate sacchi pollinici.

stame
Fig. 10: Stame.




Il gineceo

Il ginecèo, dal greco gyné, che vuol dire femmina, e oichía, cioè casa, costituisce l'organo sessuale femminile. Questa parte del fiore è costituita da una o più foglie trasformate, che formano il pistillo.
Il pistillo può essere detto anche carpello, dal greco carpós, che vuol dire frutto (in quanto il frutto ha origine dal pistillo), ed è formato dalle seguenti parti (fig. 11):

  1. Una base rigonfia, chiamata ovario, che contiene gli ovuli;
  2. Una parte allungata, detta stilo, che sormonta l'ovario;
  3. Una estremità superiore rigonfia, detta stimma.


pistillo
Fig. 11: Pistillo.
A) Sezione schematica (1 = Stimma, nel quale si vedono cinque granuli pollinici, alcuni in germinazione
2 = Stilo - 3 = Ovulo - 4 = Ovario)
B) Sezione schematica di pistillo (a sinistra con placentazione centrale, a destra con placentazione marginale).



Gli ovuli contengono la cellula germinale femminile, chiamata oosfera. Attraverso la fecondazione, gli ovuli si trasformano in semi.
Grazie alla sua vischiosità, lo stimma raccoglie, trattiene e fa germinare i granuli pollinici.

In base alla posizione, l'ovario può definirsi (fig. 12):

  • Supero;
  • Infero;
  • Semi-infero.

posizione dell'ovario
Fig. 12: Posizione dell'ovario.
A) Ovario supero di fiore ipogino - B e C) Ovario semi-infero di fiore perigino
D) Ovario infero di fiore epigino.



L'ovario è detto supero se è posizionato alla sommità del talamo, sopra il punto di intersezione di stami e perianzio. Stami e perianzio, quindi, sono posti sotto l'ovario e, per tal motivo, sono detti ipògini, dal greco ypó, ovvero sotto, e gyné, cioè femmina.

Nell'ovario semi-infero, il talamo ha un'incavatura a coppa in mezzo alla quale si trova l'ovario. Sull'orlo del talamo, invece, sono posizionati gli altri organi del fiore. L'intersezione è detta perìgina, dal greco perí, cioè intorno.

Si ha un ovario infero, quando è posizionato al di sotto di tutti gli altri organi del fiore. In questo caso l'intersezione è detta epígina, dal greco epí, che vuol dire sopra.



cisto
Stami e pistillo di un fiore di Cisto (Cistus incanus).


ibisco
Nell'Ibisco gli stami, molto numerosi, sono disposti su una lunga colonna
in cima alla quale il pistillo termina con uno stigma a 5 lobi rossastri.



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Le infiorescenze

Se sul peduncolo è presente un solo fiore, il fiore è detto solitario. Quando, invece, sul peduncolo sono presenti tanti fiori riuniti in gruppo, allora si parla di infiorescenza. A volte alla base di una infiorescenza possono esserci delle foglie modificate, dette bràttee.

Esistono molti tipi di infiorescenze, a seconda di come sono disposti i fiori. I principali sono due:

  1. Infiorescenza racemosa;
  2. Infiorescenza cimosa.

Se l'asse sviluppa ramificazioni, allora l'infiorescenza è detta composta, altrimenti è detta semplice.



Infiorescenze racemose semplici

L'asse si allunga di continuo (infiorescenza ad accrescimento indefinito). I fiori sono posizionati lateralmente e possono essere ascellari o terminali (fig. 13):


infiorescenze racemose semplici
Fig. 13: Schema dei principali tipi di infiorescenze ramose semplici.
A) Racemo (Grappolo) - B) Spiga - C) Amento
D) Spadice - E) Capolino (Calatide) - F) Ombrella - G) Corimbo.


  • Racemo o Grappolo (A): un asse fiorale dal quale partono, a diversi livelli, peduncoli terminanti con un fiore. Es. Glicine, Ribes, Robinia, ecc.
  • Spiga (B): simile al grappolo ma con fiori sessili. Es. Piantaggine, Acanto, ecc.
  • Amento (C): simile alla spiga ma pende verso il basso. Es. Noce, Pioppo, Nocciolo, ecc.
  • Spadice (D): simile alla spiga ma con asse ingrossato. Es. Gigaro, Calla, ecc.
  • Capolino o Calatide (E): costituito da numerosi piccoli fiori sessili o con peduncolo cortissimo, posti su un ricettacolo appiattito. Es. Margherita, Girasole, ecc.
  • Ombrella (F): fiori con peduncoli che partono dallo stesso punto e più o meno della stessa lunghezza. Es. Cipolla, Aglio, ecc.
  • Corimbo (G): simile al grappolo, ma con peduncoli aventi lunghezze differenti e tali da far sì che i fiori si trovino più o meno alla stessa altezza. Es. Pero, Melo, Sambuco, ecc.


carota selvatica
L'ombrella composta della Carota selvatica (Daucus carota).


galactites
Galactites tomentosus. Infiorescenze a capolino.


piantaggine
Piantaggine. Infiorescenza a spiga.



Infiorescenze cimose

L'asse termina con un fiore e quindi non può allungarsi ulteriormente (infiorescenza ad accrescimento definito). La crescita dell'infiorescenza prosegue dalle gemme che lateralmente producono nuove ramificazioni.
Le infiorescenze cimose si distinguono in tre gruppi principali, in base al numero di ramificazioni (fig. 14):

  1. Cima unipara (o monocasio): unica ramificazione secondaria, da cui, a sua volta, se ne produce un'altra. La sequenza si ripete più volte (disegni A e C di fig. 14).
  2. Cima bipara (o dicasio): due ramificazioni secondarie, dalle quali, a loro volta, se ne producono altre. Anche in questo caso la sequenza si ripete più volte (disegno B di fig. 14).
  3. Cima multipara (o pleiocasio): al di sotto del fiore terminale, posto sull'asse, si sviluppano tre o più ramificazioni secondarie. Da queste, la sequenza si ripete altre volte.


infiorescenze cimose
Fig. 14: Schema dei principali tipi di infiorescenze cimose.
A) Cima scorpioide - B) Cima bipara (dicasio) - C) Cima elicoide.


  • Cima scorpioide (A): si tratta di una cima unipara. I fiori maturano in momenti differenti, sempre dalla stessa parte dell'asse e l'asse si incurva fino a somigliare alla coda di uno scorpione.
  • Cima elicoide (C): si tratta di una cima unipara. Le gemme si sviluppano in modo alternato su parti opposte; la crescita procede, quindi, a zig-zag.


Infiorescenze composte

Si è già detto che se l'asse sviluppa delle ramificazioni, l'infiorescenza si definisce composta. Le infiorescenze racemose e cimose possono essere composte, come nella fig. 15:


infiorescenze composte
Fig. 15: Schema dei principali tipi di infiorescenze composte.
A) Pannocchia - B) Spiga composta - C) Ombrella composta
D) Antela - E) Corimbo composto.


  • Pannocchia (grappolo composto) (A): si tratta di un grappolo costituito da tanti altri grappoli. Le ramificazioni secondarie sono via via più corte.
  • Spiga composta (B): una spiga da cui si sviluppano tante spighette.
  • Ombrella composta (C): simile a un'ombrella, ma le ramificazioni secondarie terminano con altre piccole ombrelle.
  • Antela (D) simile a un grappolo composto, ma con le ramificazioni secondarie più sviluppate dell'asse principale.
  • Corimbo composto (E): come il corimbo, ma le ramificazioni secondarie formano altri corimbi.


Per concludere c'è da aggiungere, ovviamente, che in natura esistono infinite combinazioni e forme particolari.






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